Esistono diversi modelli di fotocamere e, ad oggi, il mercato permette di coprire praticamente qualunque necessità partendo dal fotografo amatoriale per arrivare al professionista. Una grande distinzione che possiamo fare è tra fotocamere digitali e analogiche (o a pellicola) – Fig. 1.

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Fig. 1 A sinistra una reflex analogica (Canon AE-1), a destra una fotocamera digitale mirrorless (Sony a6000)

Entrambe funzionano attraverso i medesimi principi di cui abbiamo parlato nell’introduzione, ovvero al loro interno è presente un elemento fotosensibile capace di memorizzare l’immagine che vi viene proiettata sopra.

La grande differenza è che le macchine fotografiche analogiche usano una pellicola fotografica per catturare la luce mentre le fotocamere digitali usano un sensore elettronico.

Brevemente, le pellicole fotografiche sono formate da un supporto di base di materiale trasparente sul quale sono disposti uno o più strati di un’emulsione fotosensibile.

Durante uno scatto, la pellicola viene esposta ad una quantità controllata di luce che passa attraverso l’obiettivo di una fotocamera.

La luce imprime sulla pellicola un’immagine non visibile della scena ripresa grazie all’attivazione dei cristalli presenti nell’emulsione.

L’immagine ottenuta viene chiamata immagine latente in quanto non visibile. È quindi necessario applicare alla pellicola alcuni trattamenti chimici (che corrispondono alle fasi di sviluppo e fissaggio) per rivelare l’immagine latente impressa sulla pellicola e rendere la pellicola stessa insensibile ad ulteriori esposizioni alla luce.

Chi ha avuto a che fare almeno una volta con una fotocamera a pellicola sa bene che, aprire il vano del rullino quando questo non è stato ancora riavvolto, rende la pellicola inutilizzabile.

Questo accade perché la luce che entra dall’apertura del vano in maniera incontrollata, impressiona irrimediabilmente la pellicola determinando l’impossibilità di utilizzarla ulteriormente.

Con l’avvento delle fotocamere digitali, la pellicola è stata sostituita da un sensore elettronico sensibile alla luce e capace di trasformare il segnale luminoso in un segnale digitale che viene poi elaborato dal processore della fotocamera e salvato in un supporto di memoria come una scheda SD (Fig. 2).

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Fig. 2 Un esempio di schede di memoria SD. Le schede SD sono uno dei molteplici supporti di memoria che possiamo trovare in una fotocamera digitale. Il tipo di memoria utilizzato generalmente influisce sulla velocità con le quali le immagini possono esservi salvate sopra. Fotocamera che scattano un elevato numero di scatti al secondo oppure generano immagini molto pesanti sono caratterizzate da supporti di memoria più veloci e generalmente più costosi come CFexpress o XQD.

Molti dei concetti esposti in questo corso saranno applicabili alla fotografia in senso lato e quindi sfruttabili sia da chi decide di scattare con macchine fotografiche analogiche che dagli utilizzatori di fotocamere digitali.

Visto tuttavia che la maggior parte degli studenti avranno a disposizione una fotocamera digitale cercherò di approfondire nei prossimi paragrafi quelle che sono le principali caratteristiche di questo tipo di fotocamere.

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