Immaginiamo di passeggiare per strada e di incontrare una persona per la prima volta: cosa faremmo? Come approcceremmo? È così che il fotografo inglese Michael Kenna descrive il processo conoscitivo tra se stesso e l’oggetto ritratto.

“Per me, avvicinarmi al soggetto da fotografare è un po’ come incontrare una persona e iniziare una conversazione. Come faccio a sapere in anticipo dove questo porterà?”.

Ecco come Kenna intende il processo fotografico nel suo primo approccio; ecco come si delinea chiaramente il modus operandi di un fotografo prima, durante e dopo uno scatto. È curioso scendere nei particolari e scoprire quanti modi di agire esistano per ottenere una fotografia. Il più delle volte siamo soliti pensare che basta inquadrare e premere un tasto per effettuare lo scatto ideale, invece no. Dietro ogni foto, c’è un artista, con il suo modo di pensare e agire, con il suo intento comunicativo e, soprattutto, con il suo punto di vista.

Per la nostra rubrica mensile “fotografi famosi” e in correlazione al suo compleanno trascorso da poco (20 novembre), l’occhio del fotografo che oggi ci ispirerà sarà quello di Michael Kenna, di cui scopriremo lo stile e le opere più importanti.

Sommario

Chi è Michael Kenna?

Il fotografo britannico Michael Kenna è conosciuto per la sua fotografia di paesaggio in bianco e nero in cui utilizza spesso tempi di esposizione prolungati, alcuni addirittura fino a 12 ore. La maggior parte delle sue fotografie sono scattate all’alba o di notte perché, secondo l’artista: “non si può sempre vedere ciò che è altrimenti evidente durante il giorno … con lunghe esposizioni è possibile fotografare ciò che l’occhio umano è incapace di vedere.”

Tra le sue scelte paesaggistiche emergono i paesaggi giapponesi i cui scatti sono stati raccolti in un libro intitolato proprio a questa nazione. Inoltre, Michael Kenna ha anche dichiarato di possedere una vena simile di influenza più come haiku piuttosto che prosa.

Opere di Michael Kenna in Giappone

Haiku: componimento poetico nato in Giappone nel XVII secolo, estremamente breve, composto da tre versi per complessive diciassette more secondo lo schema 5/7/5.

La fotografia di Michael Kenna ha avuto da sempre una forte risonanza, a tal punto da meritarsi esposizioni fotografiche in tutto il mondo. Oltre agli archivi online, le sue opere sono presenti in collezioni permanenti come The Bibliothéque Nationale di Parigi, The Museum of Decorative Arts di Praga, Il San Francisco Museum of Modern Art e il Victoria and Albert Museum di Londra. Come se non bastasse, Michael Kenna ha anche lavorato con numerosi marchi affermati come Volvo, Rolls Royce, Audi, Sprint, Dom Perignon e The Spanish Tourist Board.

 

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Creatività, una Holga e le sue “12 ore decisive”

A volte basta un attimo per ottenere lo scatto perfetto, altre volte non basta una vita. A metà strada tra le due concezioni c’è Michael Kenna che, con il suo ideale di fotografia, ha contribuito a oltrepassare i limiti del convenzionale.

In effetti, questo di oggi è un fotografo particolare, secondo il quale alla base della fotografia ci sono tre concetti fondamentali: l’imprevedibilità, l’immaginazione e il tempo. Per quanto possa sembrare insolito, secondo il fotografo paesaggista britannico, è dalla fusione di questi 3 che nasce la fotografia perfetta.

 Gli studi sul movimento di Michael Kenna

Michael Kenne a Praga

 

L’imprevedibilità

Per ogni oggetto fotografato durante il suo percorso, Kenna ha sempre avuto la convinzione che per catturarne realmente lo “spirito”, non bisogna aspettarsi niente. Si cammina, si osserva e poi si scopre qualcosa da immortalare. Immaginare in anticipo già cosa e come fotografarlo non porta a nulla: è quasi come se se ne perdesse il reale valore.

Nel momento in cui avviene quell’imprevedibile scintilla, è esattamente lì che bisogna far viaggiare l’immaginazione.

Michael Kenna nei suoi anni a Parigi

Gli studi di Michael Kenna a Parigi

L’immaginazione

Senza alcuna previsione o decisione consapevole, la connessione avviene e, in questo preciso momento, l’artista lascia sfogo all’immaginazione e alla creatività necessari per affrontare questa prima conoscenza. È in questa fase, dove le informazioni a disposizione sono poche, che si ha la possibilità di far lavorare l’immaginazione e di riscrivere la storia che si vuole raccontare. Esattamente come durante una prima conversazione con una persona che non si conosce, Kenna entra in contatto la sua realtà apparente e, con curiosità, inizia a dedicarci del tempo.

“Ho sempre la sensazione che sia una strada a doppio senso. Stai dando qualcosa al paesaggio e lui sta dando qualcosa a te”.

L'immaginazione di Michael Kenna

Il tempo

La chiave di tutto, per Michael Kenna è la curiosità che spinge due persone a rivelarsi e conoscersi. È l’impulso che ci fa venir voglia di essere pazienti, se necessario, anche per ore, pur di scoprirne tutte le potenzialità. Allo stesso modo, Kenna si rapporta ai suoi scenari fotografici, scontrandosi con loro all’improvviso e dedicandogli del tempo.

A differenza degli altri fotografi famosi, Michael Kenna è il fotografo conosciuto per le sue “12 ore decisive”, proprio come a lui piace definirle. La fugacità del momento decisivo pare non faccia proprio al caso di una persona secondo la quale “Il tempo è un lusso”. Nella sua concezione, deve essere lui a decidere il come, il dove e il quanto, anche se questo dovesse richiedere delle esposizioni lunghe 12 ore. Per Kenna stare in piedi per ore semplicemente a osservare e a sperimentare è una fortuna per pochi.

Michael Kenna: il fotografo delle sperimentazioni

Cosa farsene di una Hasselblad quando al mondo esistono le “Macchine fotografiche giocattolo”? Ecco un’altra idea stravagante di Michael Kenna che, seppur utilizzi gli apparecchi fotografici migliori sul mercato, a volte sente la necessità di farsi accompagnare da una piccola Holga “giocattolo”.

Riallacciandosi sempre al concetto di imprevedibilità tanto amato da Kenna, questa piccola macchina fotografica di plastica economica, pare riesca a soddisfare le aspettative del fotografo. Secondo il suo punto di vista, alcune volte fare a meno di apparecchiature pesanti e ingombranti può far comodo, soprattutto se queste sono istantanee, imprevedibili e tascabili!

Il suo intento è dimostrare che non è necessario disporre di una macchina fotografica costosa per fare buone foto. Piuttosto bisogna vederla come una possibilità di avere una matita tra le mani e un foglio bianco da riempire. L’imperfezione, l’improvvisazione e la sorpresa del risultato finale non hanno paragoni per Michael Kenna.

Michael Kenna e il suo concetto di “Bianco e nero”

A tal proposito, il fotografo britannico, non poteva non essere un artista predisposto per il bianco e nero. Foto di questo tipo danno la possibilità di eliminare l’insignificante, il distraente e il fastidio per concentrarsi sugli elementi rilevanti, quelli che possono comunicare qualcosa. Al contrario di fotografi famosi come Ansel Adams, la sua concezione del B&N non è niente di prestabilito nella mente: non esiste in quanto riflessione dettagliata e accurata ma come elemento di suggestione da cui poter trarre tante imprevedibili informazioni.

Per lo stesso motivo, non potrebbe non trattarsi di un fotografo radicato alla fotografia analogica, quella vecchia scuola secondo la quale una fotografia va costruita, dall’inizio alla fine.

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