Riecco un nuovo appuntamento con la rubrica “Fotografi famosi”. Stavolta è il turno di Hiroshi Sugimoto, un fotografo contemporaneo di origini giapponesi capace di superare i limiti della realtà riscoprendone nuove significazioni. Dall’occhio di Sugimoto la realtà è vista come un vero e proprio mezzo comunicativo, uno strumento che non ha bisogno di regole di perfezione per dare risultati impeccabili.

Attraverso le sue foto in bianco e nero, come quelle di fotografi famosi tra cui Newton, Lindebergh, Smith e tanti altri, vediamo come il non accontentarsi mai dell’apparenza, abbia portato il fotografo ad ottenere scatti irripetibili.

ritratto di Hiroshi Sugimoto

Sommario

Chi è Hiroshi Sugimoto e per cosa è conosciuto?

Hiroshi Sugimoto è un fotografo giapponese nato a Tokyo nel 1948. Dopo aver studiato politica ed economia all’Università di St. Paul a Tokyo, si trasferisce negli Stati Uniti alla fine degli anni ’70 per studiare arte visiva all’Art Center College of Design di Los Angeles.

Negli anni ’80 inizia a creare le serie fotografiche per cui diventerà famoso, tra cui “Seascapes”, “Theaters”, “Dioramas” e “Portraits”. In queste serie Sugimoto esplora la percezione umana, il tempo e la memoria, utilizzando spesso la tecnica della fotografia analogica in bianco e nero.

I lavori più importanti di Hiroshi Sugimoto

Vediamo insieme nello specifico ogni serie presentata dal fotografo giapponese. Attraverso un’analisi tecnica, cerchiamo di capire quale volontà si cela dentro ogni sua opera fotografica.

Il mare come luogo di forza e contemplazione nella serie “Seascapes”

Hiroshi_Sugimoto_Seascapes_1993

Ogni volta che guardo il mare, provo un calmante senso di sicurezza, come se visitassi la mia casa ancestrale; Mi imbarco in un viaggio di vedere.
Hiroshi Sugimoto

La serie “Seascapes” di Hiroshi Sugimoto è una raccolta di fotografie dei mari del mondo, in cui la tecnica fotografica utilizzata dal fotografo giapponese crea immagini che sembrano dipinti astratti. In questa serie, Sugimoto utilizza una macchina fotografica a grande formato e una pellicola fotografica in bianco e nero, creando immagini che catturano l’essenza del mare e del cielo.

Le immagini di “Seascapes” mostrano paesaggi marini che sembrano privi di orizzonte e in cui la linea tra cielo e mare si fonde insieme, creando una sensazione di infinito e di eternità. Grazie alla tecnica di lunga esposizione utilizzata da Sugimoto, l’acqua e il cielo sembrano fondersi in una massa omogenea, dando alle immagini un senso di tranquillità e di meditazione.

selezione degli scatti della serie SeascapesIn questa serie, Sugimoto cattura l’essenza del mare come luogo di contemplazione e di riflessione, ma anche come forza primordiale della natura. “Seascapes” è uno dei lavori più famosi di Sugimoto e ha ricevuto numerosi riconoscimenti, tra cui il premio Hasselblad Foundation International Award in Photography nel 2001. Le immagini di questa serie sono esposte in importanti musei e collezioni in tutto il mondo.

La serie “Theaters”: specchio di una realtà di magica solitudine

La serie Theaters di Sugimoto

Soffermandosi sul mondo dei cinema e dei teatri, questa serie chiamata appunto “Theaters“, è una raccolta di fotografie di vecchi cinema e teatri, in cui la tecnica fotografica utilizzata dal fotografo giapponese crea immagini uniche e suggestivi. In questa serie, Sugimoto utilizza sempre la sua macchina fotografica a grande formato con pellicola fotografica in bianco e nero, stavolta, però, per creare immagini che catturano l’essenza degli spazi teatrali e cinematografici.

Un pomeriggio sono entrato in un cinema economico dell’East Village con una macchina fotografica di grande formato. Non appena il film è iniziato, ho fissato l’otturatore a tutta apertura. Quando il film è finito due ore dopo, ho chiuso l’otturatore. Quella sera ho sviluppato il film e la mia vista è esplosa dietro i miei occhi. 
Hiroshi Sugimoto

Le immagini di “Theaters” mostrano il palcoscenico vuoto, illuminato solo dalle luci di uscita di emergenza, che sembrano delle stelle che fluttuano nell’oscurità. Grazie alla sua tecnica di lunga esposizione, Sugimoto riesce a far vibrare di una luce misteriosa gli interni dei teatri e dei cinema, creando una sensazione di attesa e di anticipazione.

La serie Theaters di Sugimoto 2

In questa serie, Sugimoto cattura l’atmosfera dei teatri e dei cinema come luoghi di magia e di meraviglia, ma anche di isolamento e di solitudine.

Desolazione nella serie Theaters di Sugimoto 3

Riproduzione della natura: la serie “Dioramas” tra surrealismo e realtà

La serie “Dioramas” di Hiroshi Sugimoto è una raccolta di fotografie di ambienti naturali ricostruiti all’interno dei musei di storia naturale. Anche in questa serie, Sugimoto utilizza una tecnica fotografica a grande formato e una pellicola fotografica in bianco e nero, creando immagini in cui la linea tra realtà e finzione diventa sfocata.

Orso Polare 1974

Avevo trovato un modo per vedere il mondo come fa una macchina fotografica. Per quanto finto il soggetto, una volta fotografato, è quanto vero.
Hiroshi Sugimoto

Gli ambienti naturali rappresentati sono stati creati per mostrare ai visitatori come gli animali vivono in natura. Tuttavia, la ricostruzione di questi ambienti, in cui gli animali sono stati imbalsamati e posti in pose realistiche, crea un effetto surreale e inquietante.

Le immagini di Sugimoto rivelano la natura artificiale di queste ricostruzioni, che appaiono come opere d’arte in sé. Grazie alla tecnica utilizzata, i dettagli delle pellicce degli animali e delle foglie degli alberi sono resi con grande dettaglio, dando alle immagini un senso di realismo e profondità.

Iena - Sciacallo - Avvoltoio, 1976

La serie “Dioramas” rappresenta uno dei lavori più celebri di Sugimoto e ha ricevuto numerosi riconoscimenti tra cui, sempre nel 2001, il premio Hasselblad Foundation International Award in Photography.

Analisi dell’essenza umana: la serie “Portraits”

La serie “Portraits” di Hiroshi Sugimoto è una raccolta di ritratti fotografici in bianco e nero, realizzati utilizzando una tecnica molto particolare. In questa serie, Sugimoto utilizza sempre una macchina fotografica a grande formato, optando stavolta per una pellicola fotografica scaduta, creando immagini in cui i volti dei soggetti appaiono sfocati e quasi eterei.

Serie Portraits Hiroshi Sugimoto - Anna di Cleves, 1999      Diana, Principessa del Galles, 1999 - Hiroshi Sugimoto

…ho rifatto il ritratto reale, sostituendo la fotografia alla pittura. Se questa fotografia ora ti sembra realistica, dovresti riconsiderare cosa significa essere vivi qui e ora.
Hiroshi Sugimoto

Sugimoto ha dichiarato di aver voluto catturare l’essenza spirituale dei suoi soggetti, piuttosto che la loro somiglianza fisica. Grazie alla tecnica utilizzata, le immagini sembrano quasi dipinti astratti, in cui luce e ombra creano un’atmosfera surreale.

Fidel Castro, 1999 - Serie Portraits Hiroshi Sugimoto      Yasser Arafat, 1999 - Sugimoto Hiroshi

Tra i soggetti fotografati da Sugimoto ci sono personalità famose come Henry VIII, la regina Elisabetta I e Isaac Newton, ma anche persone comuni incontrate per caso per strada. La serie “Portraits” è un esempio del lavoro di Sugimoto nell’esplorare la percezione umana e la memoria, utilizzando la fotografia come mezzo per indagare l’essenza della condizione umana.

Sugimoto: il fotografo del “fuori fuoco”

Parallelamente a queste serie appena analizzate, l’artista giapponese ha continuato a sperimentare con le lunghe esposizioni ma soprattutto con la messa a fuoco. A tal proposito, l’artista si è guadagnato il soprannome di “Fotografo fuori fuoco” proprio per il suo utilizzare la macchina fotografia come mezzo per spingersi sempre oltre la realtà apparente.

Il fotografo del fuori fuoco
National Geographic

Con Hiroshi Sugimoto, infatti, la fotografia sfuocata trova la sua essenza più pura ed evocativa. Quello che per molti viene considerato come errore tecnico, Sugimoto lo ha sfruttato per comunicare nuovi significati. Servendosi solo di strutture architettoniche e di una macchina fotografica, Hiroshi Sugimoto ci ha dato la prova di come la realtà possa comunicarci vari aspetti a seconda del punto di vista.

Il suo era indubbiamente quello della caducità del tempo ma soprattutto dell’effemerità delle cose materiali.

Ho deciso di tornare agli albori della nostra epoca attraverso l’architettura. Ho spinto la lunghezza focale della mia vecchia macchina fotografica grande formato al doppio dell’infinito togliendo i blocchi al soffietto di messa a fuoco, ottenendo un’immagine indistinta. E ho scoperto che l’architettura superlativa sopravvive, per quanto dissolta, alla violenza dell’immagine sfuocata. Perciò, ho cominciato a mettere alla prova dell’erosione l’architettura per valutarne la durevolezza, un processo che ha portato molti edifici alla dissoluzione completa“.

Hiroshi Sugimoto

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