Regola del 600: come evitare le stelle mosse in fotografia notturna

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Piccola premessa: la regola del 600 è stata introdotta ai tempi della pellicola, per questo motivo oggi l’avrai sentita pronunciare in diversi modi. Più avanti ti spiegherò il perchè.

I fotografi amanti della fotografia notturna sanno benissimo quante difficoltà si possono incontrare durante una sessione di scatto.

Fattori come tempo, umidità, inquinamento luminoso sono solo alcuni degli impedimenti che possono determinare la riuscita o meno di una bella foto alle stelle, per questo ti consiglio di imparare prima di tutto a pianificare lo scatto.

Sommario

La difficoltà principale nel fotografare le stelle e la regola del 600

C’è un altro fattore, tra quelli elencati sopra, che spesso viene trascurato da chi si trova agli inizi ed ancora non ha maturato una certa esperienza fotografica. Ma è fondamentale che tu lo conosca per ottenere foto alle stelle che siano corrette.

Sto parlando del mosso, precisamente delle stelle mosse o strisciate.

Quando esci a fotografare le stelle o la via lattea, trovandoti in una location molto buia, per esporre correttamente avrai bisogno di usare dei tempi lenti, anche oltre i 20 secondi.

Questo, a causa di diversi fattori (che capirai continuando a leggere il testo), può provocare l’appiattimento della stella fino a creare una scia e non farti più percepire un cielo stellato.

Le cause del mosso in fotografia notturna

Come puoi quindi evitare il mosso delle stelle? Come ottieni delle stelle puntiformi? Continua a leggere l’articolo, perchè scoprirai un sacco di cose interessanti.

Quando fai fotografia notturna uno degli elementi importanti all’interno della foto sono le stelle o la via Lattea. Per questo è importante che le stelle siano come l’occhio umano le percepisce: ossia un puntino bianco nel cielo piuttosto che una scia mossa (vedi foto sotto).

Ma cosa provoca questa “deformazione” delle stelle? I fattori che influiscono nel risultato finale sono fondamentalmente 5:

La rotazione terrestre

La rotazione della Terra, infatti, anche se è invisibile all’occhio umano, non lo è per il sensore della fotocamera.

Utilizzando tempi di scatto molto lenti (puoi fare una prova con 30 secondi o 2 minuti) noterai proprio quello che si percepisce nella foto sopra di sinistra.

Le stelle si ovalizzano creando una sensazione strana all’occhio dello spettatore, per nulla piacevole, a differenza della seconda immagine, decisamente più accattivante perchè assomigliano alla testa degli spilli, appunto “stelle puntiformi”.

La distanza delle stelle, dalla polare

Le stelle mosse in una foto vengono influenzate anche dalla distanza che hanno dalla stella polare.

Mi spiego meglio: immagina di inquadrare una porzione di cielo che includa la stella polare.

Le stelle in questo primo scatto saranno perfettamente dei punti; ora cambia inquadratura e usando lo stesso tempo di scatto, punta la fotocamera più o meno verso l’equatore celeste.

Cosa succede? Le stelle risultano leggermente mosse?

Questo accade perchè il moto apparente delle stelle risulta molto più veloce man mano che ti allontani dai poli. Sono sicuramente delle differenze poco percettibili se fotografi le stelle con un grandangolare e una fotocamera con pochi megapixel… ma questo lo vediamo più avanti.

Lunghezza focale

La lunghezza focale dell’obiettivo che stai usando è un altro fattore strettamente correlato.

Infatti, a parità di tempo di esposizione (ad esempio 30 secondi) maggiore sarà la lunghezza focale che userai per fotografare le stelle, maggiore sarà il mosso che vedrai nella foto finale.

Quindi a meno che tu non voglia ottenere un risultato simile alla tecnica dello startrail, per avere le stelle puntiformi dovrai seguire una semplice regoletta: la regola del 600.

Dimensione dei pixel

Ebbene si! Avere tanti megapixel può essere un grosso handicap, non solo in termini di rumore digitale.

Infatti immagina di avere due fotocamere con lo stessa dimensione del sensore, 36×24, un comune full-frame. Bene, ora immagina che una fotocamera abbia 12 megapixel, mentre l’altra, 36. 

Come posso essere entrati tutti quei pixel in più se la grandezza del sensore è la stessa?

Semplice. Sono molto più piccoli e densi. Questo fa si che a parità di dati di scatto, nella foto della seconda fotocamera i dettagli siano molto più definiti, mostrando molto prima la scia della stella.

Coma dell’obiettivo

Può capitare che alcuni obiettivi soffrano di un aberrazione ottica definita come: la coma. La coma si verifica particolarmente ai bordi dell’obiettivo. Per questo è importante imparare a distinguerla dall’avere una stella mossa.

L’effetto sulle stelle è proprio quello di una stella ovalizzata o peggio ancora come se fosse sfocata.

In post-produzione ridurre questo effetto è molto complicato, per questo se ami la fotografia di paesaggio notturna ti consiglio di scegliere un obiettivo che riduca al minimo questo difetto.

Regola del 600: il motivo perchè ha diversi nomi

Il motivo per cui questa regola, che in pellicola veniva chiamata regola del 600, oggi con il digitale, assume diversi nomi (del 500, del 400, del 350, del 300) è presto spiegato.

Sul mercato ormai esistono molti brand che fabbricano diversi modelli di fotocamere che possono avere:

Dato che la regola del 600 fu scelta in modo scientifico all’epoca della pellicola, oggi può essere presa solo come modello di riferimento, perchè per fare dei calcoli più precisi ed evitare le stelle mosse, bisogna considerare questi due fattori.

Regola del 600, regola del 500, regola del 300… quale devo usare?

Il consiglio che mi sento di darti, non conoscendoti di persona e non sapendo che tipo di fotocamera possiedi, è quello di fare diversi test partendo dalle impostazioni base che ti spiegherò tra poco.

Quello che ci tengo a farti capire è che questa regola del 600 può essere il punto di partenza per aiutarti ad individuare in pochi secondi il tempo da impostare.

Poi è ovvio che se quando riguardi la foto con il live view noti che le stelle sono ovalizzate, ti basterà scendere di 5 o 10 secondi e riprovare. Al contrario, se noti che le stelle sono degli spilli, puoi pensare di alzare leggermente il tempo cosi da avere maggior luce.

Come avere le stelle puntiformi seguendo la regola del 600

La regola del 600 prevede che per avere le stelle puntiformi dovrai dividere la lunghezza focale che stai utilizzando in quel momento per 600. Il risultato sarà il tempo massimo da impostare sulla fotocamera.

Si tratta solo di un piccolo calcolo che puoi fare in pochi secondi prima di scattare una foto al cielo stellato.

Per esperienza e convenzione invece della regola del 600, da qui in poi utilizzerò la regola del 300, perchè in questi anni di viaggi fotografici tra deserti, alta montagna ed osservatori, ci siamo accorti che i risultati ottenuti con questo calcolo, si sono rivelati i più precisi.

Ricorda: nel caso tu avessi una fotocamera APS-C, l’operazione che dovrai fare cambia leggermente. Questo perchè, come accennato prima, le fotocamera APS-C rispetto alle fotocamere FX hanno un sensore più piccolo (fattore di crop).

In Nikon questo valore è pari a 1,5x, mentre per Canon è 1,6.

Ma cerchiamo di fare un paio di esempi pratici, cosi da essere il più chiaro possibile:

Esempio 1:

fotocamera FX – obiettivo impostato a 16mm

300/16= 18 sec

per cui il tempo massimo che potrai impostare sulla reflex sarà di circa 20 secondi (si puoi arrotondare per eccesso).

Esempio 2:

fotocamera APS-C – obiettivo impostato 16mm

300/(16×1,5)= 12,5

per cui il tempo massimo che potrai impostare sulla reflex sarà di circa 15 secondi.

Conclusioni

Come vedi per avere le stelle puntiformi basta rispettare questo calcolo che non richiede nessuna laurea in ingegneria, ma una semplice operazione che puoi fare in qualsiasi momento anche con il tuo cellulare.

Per semplificarti ancora di più la vita, ho fatto questo piccolo schema che riassume la regola del 600 con le principali misure di lunghezza focale con i rispettivi crop dei sensori:

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