Fotografi famosi come Steve McCurry: il fotografo dietro gli sguardi del mondo

Se dovessimo parlare della fotografia contemporanea, uno dei nomi che sicuramente emergerebbe nelle conversazioni sarebbe quello del fotografo Steve McCurry. Da oltre 50 anni, infatti, il mondo della fotografia vanta una figura come la sua: un artista eclettico emblema non solo della street photography, ma anche della fotografia di guerra.

Vediamo insieme come e perché Steve McCurry si sia conquistato un posto nella rubrica fotografi famosi e quali sono i suoi lavori più rilevanti.

American photojournalist Steve McCurry in India, 2001. He is best known for his photograph ‘Afghan Girl’ from the cover of the June 1985 issue of ‘National Geographic’. (Photo by Robert Nickelsberg/Getty Images)

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Sommario

I Colori del mondo: la storia di Steve McCurry

Per i suoi ritratti e per le mostre disseminate in tutto il mondo, è difficile trovare qualcuno che non conosca Steve McCurry almeno di nome. Non fosse altro che per il suo scatto più iconico e emblematico del suo percorso fotografico e per tutta la fotografia urbana.

Chi non si è mai imbattuto, almeno una volta, nell’immagine della “Ragazza Afghana“?

BOLOGNA, ITALY – NOVEMBER 30: General views of the Steve McCurry’s “Una Testa, Un Volto” exhibition opening at Museo Collezioni Comunali d’Arte on November 30, 2018 in Bologna, Italy. (Photo by Roberto Serra – Iguana Press/Getty Images)

Prima di parlare di questa e tante altre immagini, però, facciamo qualche passo indietro e capiamo quando e come è nato il fotografo Steve McCurry.

Correva l’anno 1950 e a Filadelfia, in Pennsylvania, nasceva il nostro fotografo statunitense. Per quanto riguarda gli studi, McCurry ha frequentato la facoltà di cinematografia alla Pennsylvania State University prima di iniziare la sua carriera come fotografo freelance.

Tra i suoi primi impieghi c’è quello presso un giornale, durato due anni, periodo dopo il quale Steve McCurry ha dato inizio ai suoi numerosissimi viaggi fotografici.

Una borsa con dei vestiti, la sua macchinetta e delle scorte di pellicola era tutto ciò che McCurry portava con sé durante le sue avventure. Tra i primi luoghi che l’hanno ospitato ci fu l’India e tutto il Medio Oriente. In particolare, nel biennio che va dal 1984-1986 si può parlare di vero e proprio grande salto che fece il fotografo nella sua carriera.

 

 Nuristan, Afghanistan, 1992. –  Tahoua, Niger, 1986.

I viaggi, le guerre e la complessità dell’animo

Quelli furono gli anni in cui da fotografo di moda, Steve McCurry iniziò a diventare fotoreporter. In quel periodo viaggiò verso il Medio Oriente e dall’India superò i confini fino ad approdare in Afghanistan, terra dove proprio in quel periodo era in corso l’invasione russa. E così, dopo qualche mese da rifugiato, con addosso gli abiti tradizionali, la barba folta e i lineamenti consumati dalle intemperie, il fotografo riuscì a eludere i divieti di accesso che i russi avevano imposto ai giornalisti occidentali.

  

 Bamiyan, Afghanistan, 1992. – Kabul, Afghanistan, 1992. – Nuristan, Afghanistan, 1992.

Si può dire che quello fu il periodo di massimo splendore fotografico di McCurry, grazie al quale abbiamo potuto cogliere la complessità dell’umanità in ogni suo scatto.Proprio nel 1986 Steve McCurry diventa membro dell’agenzia fotografica Magnum Photos, una delle agenzie più prestigiose al mondo. Ottenne la sua accettazione dopo che la sua immagine della ragazza afghana acquistò una certa fama.

McCurry ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti per il suo lavoro, incluso il premio World Press Photo e la medaglia d’oro Robert Capa. Negli ultimi anni ha addirittura ricevuto la medaglia del Centenario alla carriera assegnata dalla Royal Photographic Society e nel 2019 è stato inserito nella International Photography Hall of Fame.

Oltre la lente: il patrimonio visivo firmato McCurry

C’è una qualità contemplativa o meditativa nella fotografia che trovo sia una sorta di stato pacifico. Adoro poter viaggiare per il mondo e sperimentare culture e paesaggi diversi.

Sembra quasi inutile parlare di premi dal momento che, se proprio dobbiamo parlare di lasciti e patrimoni, l’unica eredità effettiva (e più grande) è quella che lui ci ha donato: il modo in cui ha contribuito a far comprendere il mondo e le persone attraverso la sua fotografia.

Il lavoro di McCurry si distingue per il suo stile distintivo, che mescola la documentazione del reportage con una profonda comprensione dell’animo umano. Ha viaggiato per il mondo, catturando scene di vita quotidiana, conflitti, culture lontane e momenti di bellezza straordinaria.

Le fotografie di McCurry hanno svelato al mondo anche la crudezza dell’invasione russa, aprendo gli occhi sulla realtà di quei tempi. Da allora, ha continuato a catturare immagini straordinarie in ogni angolo del pianeta, esplorando sette continenti e numerose nazioni.

Taj and Train

Oltre all’Afghanistan, ha fotografato luoghi come l’India, il Medio Oriente e molti altri paesi, riuscendo sempre a cogliere la complessità dell’umanità in ogni scatto. Le sue immagini narrano storie, suscitano empatia e ci ricordano la bellezza e la fragilità del nostro pianeta.

Il suo lavoro spazia tra conflitti, culture in via di estinzione, antiche tradizioni e cultura contemporanea, ma rimane sempre centrato sull’elemento umano che ha reso famosa la sua iconica immagine della ragazza Afghana. Scopo del suo lavoro, infatti, è principalmente quello di connettersi con il mondo attraverso i racconti dei suoi scatti, capaci di emozionare chiunque li guardi.

Quella foto senza nome

Conosciuta dai più come “Ragazza Afghana”, la storia di questo scatto emblematico dell’intera fotografia documentaria è a dir poco singolare.

Nel 1984, Steve McCurry stava lavorando come fotografo freelance in Afghanistan, coprendo il conflitto tra le forze sovietiche e i mujaheddin durante l’occupazione sovietica del paese. In un campo profughi vicino a Peshawar, in Pakistan, McCurry scoprì una scuola gestita da un’organizzazione umanitaria. Mentre girava per la scuola, notò una giovane rifugiata afghana di circa 12 anni con uno sguardo penetrante e occhi verdi intensi.

Colpito dalla sua bellezza e dalla sua espressione, McCurry chiese il permesso di fotografarla. La giovane, che si chiamava Sharbat Gula (che all’epoca era sconosciuta), acconsentì a farsi fotografare. La fotografia risultante catturò un’intensa combinazione di forza e vulnerabilità. Simbolo universale delle difficoltà affrontate dai rifugiati in tutto il mondo, una semplice immagine è diventata lo strumento attraverso il quale raccontare una realtà toccante e drammatica.

L’immagine della “Ragazza Afghana” fu pubblicata per la prima volta sulla copertina della rivista National Geographic nell’edizione di giugno del 1985 accompagnata da un articolo sulla vita dei rifugiati afghani. Questa pubblicazione diede notorietà internazionale a McCurry e all’immagine stessa.

Tuttavia, la ragazza rimase anonima per molti anni. Nel 2002, grazie agli sforzi di McCurry e del suo team, Sharbat Gula fu identificata e rintracciata in un remoto villaggio afghano.

La fotografia della “Ragazza Afghana” continua a essere un potente simbolo della resilienza umana e delle sfide che affrontano le persone in situazioni di conflitto e migrazione. Rappresenta anche la straordinaria capacità di McCurry di catturare momenti di profonda emozione e significato attraverso la sua fotografia.

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